Durante la mattinata ho dovuto accompagnare Andrew ad una clinica perché non si sentiva bene (é la seconda persona ammalata in due giorni che porto all'ospedale!). Aspettavo che lui finisse tutte le analisi e osservavo la gente. C'erano soprattutto donne con bambini. A molti di questi veniva fatto il test per la malaria, una delle principali cause di morte dei bambini in questo paese. Fare il test significa che ti forano un pochino la punta di un dito e dall'analisi della goccia di sangue sanno dirti se hai o meno la malaria. Tutti i bambini uscivano dal laboratorio piangendo... piccini. Una madre cercava di consolare il suo piccolo che si guardava il dito disperato, con dei grandi lacrimoni. Non gli ha fatto baci o carezze o cose di questo tipo. Dopo avergli asciugato le lacrime, lo ha preso e se lo è messo dietro la schiena, come usano fare qui in Africa. Il piccolo ha smesso immediatamente di piangere, come se lo stretto contatto con la madre bastasse per placare il dolore. Interessante!
Il secondo episodio che mi ricordo ha a che fare, ancora una volta, con i miei vicini. Oggi sono passato davanti a casa loro mentre uscivo. Ero in macchina ma ho lanciato loro una veloce occhiata. Stavano giocando tutti insieme, saltellando di qua e di là. Bambini e ragazzini/e di diversa età erano intenti a divertirsi spensieratamente. La maggior parte del loro tempo la passano a giocare. Mi hanno trasmesso una sensazione di semplice felicità.
Bello Matteo leggere questo tuo diario.
RispondiEliminaSe hai trovato interessante la reazione del bambino, potresti essere interessato a "Abbracciamolo subito" di M. Odent, a me e Cris ha aperto gli occhi una conferenza di Willy Maurer che parlava dell'imprinting e del bisogno del contatto con la madre. un caro saluto e spero di rivederti presto,
Davide
Ciao Davide! grazie del messaggio!! mi fa piacere sentirti/vi anche se da lontano. Andrò ad indagare su quanto dici. Un abbraccio a voi due. Al prossimo ritorno a casa ci vedremo! ciao
RispondiElimina